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Argentina

  • 5 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Argentina

Rossella Monaco - Lonely Planet Italia, 2024


Argentina


"In Argentina si respira una ricchezza culturale straordinaria; è un luogo di sorprese, di meraviglie naturali così uniche da sembrare irreali." Per pianificare un viaggio da ricordare: imparate a conoscere il vino argentino; osservate una delle Sette Meraviglie Naturali del Mondo, le Cascate dell'Iguazù; vivete come un gaucho nelle pampas; ammirate le balene e le orche. (Sinossi Lonely Planet Italia)


La chiamata. Storia di una donna argentina

Leila Guerriero - SUR, 2025


La chiamata

Nel 1976, durante la dittatura di Videla in Argentina, Silvia Labayru fu rapita, torturata, ridotta in schiavitù e costretta a dare alla luce la sua prima figlia in una stanza del centro di detenzione clandestino in cui era rinchiusa. All’epoca Labayru aveva vent’anni ed era una militante di Montoneros, un gruppo armato di matrice peronista. Fu rimessa in libertà nel giugno del ’78 e, sull’aereo diretto a Madrid, pensò che l’inferno fosse finito. Ma così non era. Ad aspettarla c’era il sospetto dei compatrioti in esilio: com’era possibile che fosse sopravvissuta e che avesse ancora con sé la bambina? Su di lei giravano voci di ogni genere: giovane, bella, bionda, viva – fra migliaia di desaparecidos –, fu accusata di aver tradito e di aver collaborato con i suoi aguzzini. Nel ripudio generale, riuscì a poco a poco a rifarsi una vita accanto agli amici rimasti. Nel 2018, complice un messaggio ricevuto da un uomo del passato, Labayru è tornata in Argentina, dove ha poi denunciato gli abusi sessuali subiti in cattività. Così la giornalista Leila Guerriero ha scoperto il suo caso e ha trascorso oltre due anni a intervistare Silvia e tutte le persone coinvolte per raccontare la storia del suo rapimento e della chiamata al padre che, per caso, un giorno di marzo del 1977, le ha salvato la vita. (Sinossi SUR)


Consigliato da Elisabetta V.

La chiamata è la storia di Silvia Labayru, che oggi divide la sua vita tra Argentina e Spagna e che mezzo secolo fa ha vissuto una storia pesante i cui strascichi non l'hanno mai abbandonata. È un volume consistente, e ci si potrebbe chiedere se vale la pena di sobbarcarsi quattrocentocinquanta pagine per tornare a eventi lontani nel tempo e nello spazio. Io dico che ne vale la pena: accompagnando Leila e Silvia durante i due anni dei loro incontri, pare di essere lì con loro; l'autrice sfodera uno stile coinvolgente e non privo di umorismo per raccontarci questa donna combattiva e fragile, sofferente e vitale, contraddittoria e controversa. Più si va avanti nella lettura più viene da domandarsi, E io cosa avrei fatto nei suoi panni? Ma ogni risposta sarebbe solo teorica, quindi non vale: non siamo autorizzati a giudicare la sua condotta. Infatti l'autrice, che non cela la sua fascinazione per Silvia, si guarda bene dall'esprimere giudizi. Ci regala però il ritratto, mai definitivo, di una persona dalle mille complesse sfaccettature e ci porta a riflettere sul caleidoscopio che ciascuno di noi è.

 

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